Di Giuseppina Ngoma Balika
Ebbene sì, il 20 dicembre 2022 il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha reso ufficiale con una circolare il divieto di usare i cellulari durante le lezioni. Il testo è consultabile facilmente sul sito del ministero. Riassumendo, l’uso del cellulare costituisce una mancanza di rispetto verso i docenti, una distrazione durante le lezioni, ed è in generale dannoso, queste le ragioni che hanno spinto a tale provvedimento. Non si tratta però di nulla di nuovo. Il ministero ha voluto ribadire con forza l’importanza di una norma preesistente e ha invitato le scuole, laddove lo ritengano opportuno, ad applicare regole anche più stringenti.

La circolare ha provocato scalpore generale. Alcuni lodano la saggezza del provvedimento, altri, indignati, (soprattutto gli studenti) lo percepiscono come una limitazione alla libertà. Ciò che più ci interessa non è tanto l’aspetto tecnico e applicativo del provvedimento, quanto il suo valore educativo. L’intento della norma è molto chiaro: portare i giovani a essere meno connessi online per sperimentare il mondo reale nella sua completezza.
Il cellulare è demonizzato da molti genitori e insegnanti. Vengono ad esso attribuiti mali fisici e soprattutto psicologici e comportamentali. Ma un divieto può davvero rieducare? Può realmente avere effetti a lungo termine? Storicamente i divieti assoluti non sono mai stati efficaci. Per fare un esempio, agli inizi del Novecento negli Stati Uniti fu vietato il consumo di alcol. Ciò non ne frenò il consumo , piuttosto alimentò il contrabbando.
Dunque, se lo scopo è limitare l’uso del cellulare esclusivamente a scuola, viene raggiunto. Se invece il ministero desidera che noi ragazzi sappiamo usare il cellulare in modo responsabile, non è questa la via. L’unica soluzione al problema, se di questo si parla, è l’educazione nel senso più profondo del termine, che non può essere autogestita dallo studente. Il ragazzo ha bisogno di un supporto, di una guida, e la scuola ha il dovere di rendere effettivo questo supporto. Deve essere un processo di cooperazione tra studenti scuole e famiglie. Consideriamo anche che, nell’ipotesi di un futuro in cui libri e quaderni vengano sostituiti da tablet, ci ritroveremmo impreparati, non educati a un uso responsabile dei dispositivi e quindi forse in una situazione anche peggiore di quella attuale.
Il fatto poi che non siano state date direttive specifiche riguardo alle sanzioni disciplinari è un problema. Ci saranno scuole troppo severe che arriveranno a sospensioni, come ci saranno scuole che non prenderanno sul serio la questione. L’obiettivo del ministero è positivo, ma forse si è voluta liquidare una questione molto attuale e di grande peso in maniera semplicistica, non pensando a un piano d’azione concreto.
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