di Ludovica Parisi
“Parole: così innocenti e lievi quando stanno in un dizionario, quanto potenti nel bene e nel male si trasformano nelle mani di chi sa combinarle”.
(Nathaniel Hawthorne)
Ultimamente si sente parlare spesso dello schwa, ne parlano giornalisti, linguisti: ognuno dice la sua.
Ma che cos’è realmente lo schwa, questo piccolo simbolo in grado di dividere l’opinione pubblica?
Lo schwa (Ə) è un carattere dell’Alfabeto fonetico internazionale, un sistema che regola la corretta pronuncia delle lingue parlate in tutto il mondo. La sua più grande particolarità, che lo rende appetibile per i rivoluzionari della nostra lingua, è la sua posizione nel sistema vocalico che è perfettamente centrale: ciò lo rende quindi neutro rispetto ai due generi binari (maschile,femminile).
Molti si sono detti favorevoli all’uso dello schwa nell’italiano considerandolo un’innovazione volta al cambiamento radicale di una lingua considerata per anni sessista e maschilista.
Molti altri, come ad esempio l’Accademia della Crusca, si sono mostrati molto contrari, considerando questo carattere fonetico un vero e proprio affronto alla lingua italiana, capace di far diventare il testo come “un mucchietto di parole delle quali non si capisce più la relazione”.
Le opinioni sono molte e le menti sempre più confuse, anche se alla radice di tutto questo sorge una grande domanda: perché ci siamo tutti resi conto all’improvviso di quanto sia importante, oppure per alcuni di nessuna rilevanza, modificare in modo così importante la lingua che per anni è appartenuta al nostro popolo e alle nostre tradizioni? Perché per molti è divenuto improvvisamente così importante rivoluzionare tutto in nome dell’abolizione del patriarcato e dei confini rappresentati dal maschilismo?
Ognuno cela dentro di sé le proprie risposte, ognuno ha le proprie idee anche se la domanda resta sempre e solo la stessa: come mai ci si rende conto così all’improvviso di cambiare qualcosa del nostro mondo?
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