Di Federica Chiaraluce

Sono appoggiata alla balaustra del balcone di casa di mia nonna, il
Carnevale è arrivato e con esso le decorazioni, i carri, i dolci tipici.
Vedo tante persone prepararsi, i carri quasi pronti in Piazza della
Liberazione che intrattengono i turisti con musica e i bei colori.
Mentre ascolto una canzone di Raffaella Carrà da un carro, nonna mi
raggiunge.
“Hai visto che belli i carri quest’ anno?”
“Si nonna, sono proprio belli!”
“Sai, il Carnevale civitonico è famoso ormai. Coi travestimenti, la
banda, le majorettes, i gruppi folcloristici. E poi le maschere libere che
improvvisano spettacoli in mezzo al corteo, coinvolgendo tutti. Si
preparano tutti a sfilare, adulti, bambini e intere famiglie.”
“È sempre stato così? Anche quando eri piccola tu?”
“Beh, ci sono sempre stati tre giorni di festa durante i quali giochi e
gare a cui potevano partecipare tutti.
Chi aveva qualche negozio partecipava per realizzare i premi per i
vincitori delle gare.
Poi c’era il Lunedì di Carnevale quando si faceva la corsa degli asini
e il Martedì era dedicato alla corsa delle cavalle e dei bambini a piedi.
Era un Carnevale diverso ma sempre bello.
Ora entra dentro che fa freddo!!”
“Nonna, ma hai preparato qualche dolce di Carnevale per oggi?”
“Certo, che domande. Ho cucinato i “scroccafusi”, le “frappe”, i
“ravioli”. Tutti dolci tipici di carnevale tramandati da generazioni e
generazioni.”
“Buoni, voglio gli “scroccafusi” col miele!!”
Ed è così che seduta sul divano di casa di nonna, aspettando che inizi
la sfilata per scendere e partecipare anche io, mi godo anche
quest’anno il carnevale.
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