di Elsa Berardi
Il brano “Hymne” di Vangelis Papathanassiou risuona ancora in casa Barilla, sincronizzando i nostri teleschermi sul decennio di Reagan e di Gorbaciov, di Lady D e dei walkman: gli anni Ottanta, i magici, gli irresistibili, quelli del Tardelli ventottenne che, dopo il gol del destino, lascia echeggiare il suo urlo di gioia nelle piazze zittite dagli attentati.
Ricordi giovani riportano indietro la fetta di italiani cresciuta a pane e telequiz, facendole ancora credere che qualche emozione di troppo non sbianchi i capelli, ma ringiovanisca il cuore. È così che l’atmosfera dei nuovi spot pubblicitari della pasta più amata di sempre sembra essere un campanello d’allarme volto a reclamare il manifestarsi degli stati d’animo: in pochi si accorgono di quante esplosioni di purezza si sia abituati a relegare al mondo intimo, un mondo che ci consegna il trofeo della ribellione non appena solleviamo le pupille da un touch screen per infossarle, socraticamente, nel viso ignaro di chi ci siede accanto in metro.
Siamo tanti (troppi, secondo gli ecologisti in balia di un pianeta inabitabile) e ci accontentiamo di verità incellofanate, non ricercando mai l’essenza delle cose e perdendoci dietro visioni ideali. Eppure qualcosa di vero ci si anima dentro non appena smistiamo i piatti sulla tovaglia, chiedendo ai nostri cari, senza figurarci nulla, cosa preveda l’agognato pranzo domenicale.
Non tutti, però, sembrano essere sintonizzati sulle proposte della casa o, meglio, non tutti sembrano afferrare il senso ultimo del trovarsi a vivere nella suddetta: dal padre che riabbraccia il figlio dopo anni di collisioni all’adolescente che, coccolata dagli spaghetti, ravvisa nel fratellino il più comprensivo della famiglia, in nessuno spot sembra essere trascurato un insegnamento fondamentale: quello della crescita personale a costo della rinuncia al proprio orgoglio.
Con la regia di Saverio Costanzo, lo stesso che ha realizzato per la Rai la fiction L’amica geniale, ognuna delle cinque storie di vita quotidiana sembra un invito al positive thinking come dissoluzione di ogni contrasto: citando la campagna pubblicitaria portata avanti dalla stessa Barilla nel 2009 per i 132 anni dell’azienda, se pacificare la fragilità di un nucleo familiare appare solo come un sogno, perché non sognare?
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