Press "Enter" to skip to content

Quando il cibo diventa un nemico e il corpo la nostra prigione

di Alessia Bernardi

“Dimagrisci! lo dico per il tuo bene!”. “Ti vedo dimagrito, mangia un po’ di più”. Sono alcune delle frasi che giudicano più spesso i nostri corpi: sempre troppo grassi o troppo magri. Le parole e i pensieri hanno “un peso” che spesso diventa difficile da sopportare. I disturbi del comportamento alimentare sono legati proprio alla percezione squilibrata che una persona ha del suo valore e al controllo ossessivo della propria forma fisica.

Nel mondo e in Italia, dopo quella del Covid, possiamo dire di essere allo stesso tempo complici e vittime di una nuova epidemia, di cui si parla però troppo poco. Come rivela la Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare, i casi sono lievitati del 30%. L’età dei pazienti più giovani è scesa inoltre a 12 anni, che come sappiamo rappresentano un periodo molto delicato nella vita di un individuo.

Ma come nascono questi “disordini”? Le cause sono molteplici e di diversa natura. La dimensione psicologica è considerata sicuramente di importanza primaria nei disturbi alimentari ormai più comuni. Il fatto di essere molto magri o obesi può essere associato a un disagio psicologico.

Nella maggioranza dei casi, i fattori familiari giocano un ruolo fondamentale nel favorire la nascita e la persistenza di tali disturbi. “Oltre al coinvolgimento del corpo con complicanze fisiche, talvolta molto gravi, i disturbi alimentari provocano un’intensa sofferenza psichica”, spiega Eleonora Alberici, psichiatra e psicoterapeuta.

I Dca sono quindi spesso associati ad altri disturbi psichici, come i fenomeni d’ansia o quelli depressivi che cominciano ad essere più visibili soprattutto durante la guarigione. Il corpo è sicuramente un importante indicatore del disturbo alimentare, ma non l’unico. Anche una persona normopeso può essere affetta da Dca.

La perdita di peso è solo uno dei sintomi, ma il reale problema si scatena nella mente della persona interessata. Anche la mente, così come il corpo, può ammalarsi e per questo deve essere curata con la stessa attenzione.

Per dare risalto a questo tema, il 15 marzo 2012 è stata istituita la Giornata del fiocchetto lilla, che dal 2018 è riconosciuta istituzionalmente come Giornata nazionale contro i disturbi dell’alimentazione. Lo scopo è di sfatare la narrazione comune e di rompere i pregiudizi per fermare questa piaga. Come uscirne? Decidere di volersi bene è un atto di coraggio grande e non semplice.

Il “ciclo di cambiamento” inizia quando ci accorgiamo di avere un problema, anche se non ci sentiamo pronti a cambiare o ad ammetterlo in modo esplicito; ad un certo punto emerge una strana sensazione di qualcosa che non funziona e che ci crea un disagio sempre più grande. Questo disagio persisterà fin quando non inizierà una nuova fase in cui urleremo: “Basta!!”

È una fase fondamentale, perché da qui si potrà probabilmente percepire la necessità di percorrere una nuova strada, quella del cambiamento. Cambiare significa cominciare a cercare una soluzione al nostro problema, qualcuno che possa guidarci e supportarci nella gestione e nella comprensione di ciò che non va, qualcuno che possa sostenerci nei nostri momenti più bui. In questo senso, l’autostima e l’autoefficacia sono molto importanti perché diventano basi fondamentali nella costruzione del percorso di sviluppo personale.

Tutti ci preoccupiamo di dire la cosa giusta al momento giusto, oppure di fare la cosa che ci rende più apprezzati, ma mentre percorriamo questa strada ci rendiamo spesso conto di aver perso tempo e di non aver vissuto abbastanza il presente. Cercare di piacere a tutti è un’impresa fallimentare, quindi dobbiamo scegliere tra le tante persone quella più importante: noi stessi. Dobbiamo essere soddisfatti di chi e cosa siamo, e soprattutto piacerci.

E ricordate: non è mai troppo tardi per chiedere aiuto.

Be First to Comment

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *